LA SFIDA EDUCATIVA

Il 4 set 2010 si è tenuto a Cernobbio  il Workshop promosso da  The European House Ambrosetti, sul tema ''La sfida educativa''.

Il convegno ha richiamato come ogni anno economisti, politici, sindacalisti, professionisti, religiosi,  imprenditori e finanzieri: lo scopo doveva essere  un aggiornamento sugli scenari dell'economia e della finanza mondiali, mentre la parte del leone è toccata al Card. Ruini.

 Clicca qui per visualizzare l'intervento del Card. Ruini

Quindi  la tre giorni, intitolata 'Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” si è  incentrato in primo luogo sul processo educativo dei giovani. Questione ineludibile ma i cui percorsi sono poco condivisi da chi educa. Specialmente quando si parla di premiare il “merito”. 

L’educazione  è, essenzialmente formazione della persona, finora intesa come libera e responsabile, aperta alla realtà e capace di perseguire la verità per diventare, crescendo, la persona  che vuole essere e  garantirsi una qualità di vita migliore soprattutto  a livello relazionale e affettivo.

Per rilanciare l’educazione e la cultura, sarebbe utile trasmettere, da una generazione all’altra, fondamenta solide, cioè quell’insieme di valori che provengono dal Vangelo e sono alla base della società: il senso cristiano della vita umana, la solidarietà, la famiglia, la finalità del lavoro, etc. Sono valori che hanno radici nell’esperienza e fanno parte dell’identità profonda delle persone. Allo stesso tempo i giovani devono imparare a capire  cosa accade dentro e intorno a loro e scegliere  come poter costruire la propria vita personale e sociale. La società contemporanea dovrebbe offrire alle giovani generazioni obiettivi consistenti per i quali valesse la pena di  impegnarsi a studiare e quindi a lavorare.

Il Cardinale Ruini è intervenuto proponendo dei “fondamentali”

  • Il primo di essi è voler bene alla persona da educare e testimoniare questo bene con il nostro comportamento: solo così si possono aiutare i più giovani ad acquistare fiducia in se stessi e negli altri e ad aprirsi alla realtà, superando il narcisismo della preadolescenza.
  • Un secondo `fondamentale` è non evitare le domande che gli educandi ci pongono, esplicitamente o implicitamente, anche quando queste domande non possono avere una risposta `neutrale` e puramente informativa, ma chiamano in causa l’orientamento da dare alla propria vita e quindi le nostre scelte: si dovrà sicuramente rispondere in maniera rispettosa e non prevaricante, ma non eludere il problema posto.
  • Un terzo `fondamentale` consiste nel cercare di tenere insieme, nel processo educativo, la disciplina – senza la quale non si forma il carattere e non si viene preparati ad affrontare la realtà della vita – con la promozione del sano esercizio della  libertà e l’accettazione del relativo rischio che esso comporta  e che non può essere eliminato perché segno distintivo della nostra umanità.
  • Infine, un `fondamentale` di cui non si parla, che anzi si tende a bandire dall’educazione, è a mio modesto parere (ha detto il presule) consentire  l’esperienza delle difficoltà e anche della sofferenza: si cerca sempre  di tenere i più giovani al riparo da ogni contatto con il dolore e le avversità, ma così si rischia  di far crescere persone fragili, poche realiste e anche poco generose. La capacità di costruire, di amare e di spendersi, corrisponde infatti alla capacità di soffrire e alla disponibilità a soffrire insieme.

Fondamentali` di questo genere possono apparire fuori dal nostro tempo. Per me, ha detto il Card. Ruini,  la vera sfida educativa, oggi, sta proprio nell’inserire `fondamentali` di questo genere dentro al nostro tempo, caratterizzato dal progresso scientifico e tecnologico e dalla velocità dei cambiamenti. In caso diverso rischiamo un diffuso impoverimento e `infragilimento` della nostra qualità umana.

Un altro argomento sul quale c’è stato dibattito è: “Come promuovere il sistema paese”. E’ stato detto che le varie corporazioni e baronati che allignano nei vari settori, e  che impediscono il cambiamento nella scuola, nell’economia, nella sanità,  dovrebbero cessare di fare catenaccio per consentire di liberare finalmente le intelligenze e permettere una selezione sulla base del merito.

I giovani dovrebbero avere più  fiducia in loro stessi, il coraggio di confrontarsi con i metodi culturali dell’estero,  il coraggio di sganciarsi dalle famiglie non per fuggire senza ritorno, ma per sperimentare,per ampliare i propri orizzonti,  per acquisire una metodologia di pensiero, una forma mentis adeguata ai tempi e alla globalizzazione . I giovani dovrebbero acquisire la capacità di essere flessibili, di costruirsi una formazione e una  educazione, studiando con impegno le materie in cui ciascuno eccelle e affrontando anche i sacrifici che questo comporta.

E anche coloro che presiedono i campi dell’istruzione, del lavoro, dell’arte, come direttori, presidi, rettori, capi-settore, capi religiosi,  dovrebbero smettere di essere conservatori, e diventare capaci di monitorare i risultati, per  valorizzare i talenti, e per premiare il merito anche con incentivi per chi lavora o studia  di più e meglio.

Seguici su...

Copyright